giovedì 22 ottobre 2015

Il misterioso culto del dio Mithra e i suoi mitrei a Santa Maria Capua Vetere

Il mitreo di Santa Maria Capua Vetere (Ce) è legato al circuito dell’anfiteatro, per capirci, quello dove combattè Spartaco, ed è, a tutt'oggi, una preziosa testimonianza campana sul culto del dio Mithra ed è un ottimo spunto per parlare di questa misteriosa religione che si diffuse nell'Impero Romano più o meno contemporaneamente a quella cristiana.

Ingresso del Mitreo

Il misterioso culto del dio Mithra e il mitreo di Santa Maria Capua Vetere

Il mitreo capuano fu costruito tra il II-III sec. d.C, ed è uno dei pochi esempi giunti a noi grande, intatto e con una ricca decorazione pittorica, l’antica Capua era molto ricca. Fu riscoperto casualmente nel 1922.

Tra il III sec. a.C e il III sec. d.C si diffusero nell'Impero Romano alcuni culti orientali, tra i quali spiccano Cibele/Magna Mater, Iside e Mithra. Questi culti avevano dei rituali avvincenti e la promessa di un rinnovamento spirituale sia in questo mondo che una salvezza nell'aldilà, ciò affascinò molto i romani perché rispondevano a nuove esigenze spirituali che i culti tradizionali non offrivano. Davano qualcosa di concreto nel quotidiano, al tempo e all'aldilà, davano, insomma, quel senso di appartenenza e di ricerca spirituale comune che aiutava a superare le differenze sociali e rendevano confratelli i vari adepti. Il senso di appartenenza ad una nuova comunità e ad una nuova fede era così forte da superava il senso di appartenenza a Roma; non bisogna dimenticare che essi si diffusero durante particolari periodi di crisi dell’Impero diventando dei culti più o meno ufficiali o socialmente accettati, verranno tutti, però, sostituiti dal Cristianesimo.

Mhitra e il Toro Bianco
Questi culti avevano alle spalle secoli di sviluppo e diffusione ma giunsero in Occidente modificati così come avvenne per il culto dell'indoiranico dio Mithra che presentava differenze nette rispetto a quello occidentale. Come ciò avvenne è un mistero, sicuramente non si può parlare di trasformazione o evoluzione ma, secondo gli studiosi, di una re-invenzione occidentale di tale religione.

Il culto mitraico giunse in Occidente durante I sec. d.C e venne, semplificando il discorso, “adattato” alla visione religiosa romana in cui era forte la necessità di dare a Mithra una nascita, allo stesso tempo, mitica e ctonia da affiancare al suo carattere cosmico. E’ da dire, però, che la ricostruzione di questa nuova religione è avvenuta non attraverso fonti scritte ma unicamente attraverso le testimonianze archeologiche e iconografiche dalle quali emerge che i misteri di Mithra si distinguevano nettamente dagli altri misteri d’origine orientale soprattutto per tre caratteristiche fondamentali: l’iniziato non pretendeva di identificarsi con il dio; il dio non moriva né risorgeva; accanto al dio non c’era nessuna grande divinità femminile.

Inoltre, i misteri venivano celebrati in piccoli gruppi di adepti, al massimo 10 o 12 persone, che, una volta iniziati, entravano direttamente della gerarchia sacerdotale divisa, internamente, in sette gradi, o ruoli, con richiami alle sette sfere planetarie, a cui si accedeva attraverso riti particolari: il primo grado era il corvo-korax, protetto dal pianeta mercurio, il primo grado che il neofita accettava una volta entrato nella nuova fede, simboleggiava la sua morte e rinascita nel nuovo corso spirituale; secondo grado era lo sposo-nymphus, sotto il pianeta Venere, diventava promesso al culto scegliendo la castità per tutta la durata di questa fase; terzo grado era il soldato-miles, sotto Marte, il neofita doveva sottomettersi nudo all'autorità religiosa per testimoniare l’abbandono della sua vecchia vita; quarto grado il leone-leo era anche il primo grado superiore ed era protetto dal pianeta Giove; quinto grado,il persiano-perses, sotto la Luna; il sesto grado era il heliodromus-camminatore del sole, il pianeta protettore era il Sole, con questo grado l'iniziato aveva il privilegio di imitava il sole al banchetto rituale e si sedeva accanto al padre-Mithra; il settimo grado, e il più importante, era, appunto, il padre-pater, protetto da Saturno, ed era il rappresentante sulla terra di Mithra.
Alcune scene di iniziazione; al centro particolare sbiadito del cielo stellato
Il culto era solo maschile e il carattere vittorioso (invictus) del dio, la disciplina gerarchica presente nei vari riti di passaggio, l’antica idea persiana dell’eterno combattimento contro il male davano a questi misteri un carattere guerriero che lo resero affascinate agli occhi dei legionari, i primi e principali adepti di questo nuovo culto.
Successivamente, fu accolto tra i membri della classe politica e dagli Imperatori diventando, in breve tempo, una nuova religione pubblica con un nuovo nome, Sol Invictus.

Il mitreo e il mitraismo.

Il tempio in cui si svolgeva tale culto era il mitreo. Era costruito sotto terra, lì dove non si poteva avere una grotta naturale per analogia con la grotta in cui nacque il dio.

Il mitreo era affrescato con gli episodi più importati legati al suo culto come: Mithra che nasceva da una roccia (petra genetrix) con una fiaccola e con un coltello nelle mani; una volta sottomesso, iniziava ai propri misteri il Sole; il dio saliva sul carro del Sole e con lui ascendevano al cielo; con un colpo di freccia faceva scaturire l’acqua da una roccia; uccideva il toro cosmico che morendo dava vita all’universo rendendolo fecondo. Da questo grande atto cosmogonico dell’uccisione del toro sacro, la tauroctonia, nasceva la sua definizione di Deus Sol Invictus Mithra dal potere sovrumano e salvatore del mondo, per questa ragione era accolto e celebrato da vari imperatori.

Mithra con il cappello frigio e il tipico costume orientale. Sotto
altare con la canaletta di scolo per il rito della Tauroctonia.
Affiancavano il dio in questo cosmico dovere le due figure chiamate Kautes, raffigurato con la fiaccola tenuta in alto, simboleggiava l’aurora e quindi la primavera, e Kautopates, con in mano la fiaccola abbassata, simboleggiava il tramonto e quindi l’autunno; nella volta venivano dipinte le costellazioni e pianeti in particolar modo quelli che si vedevano nell'equinozio di primavera nei nostri cieli.
Queste figure simboliche e scene d’iniziazione spiegavano al neofita che la sua anima passava attraverso le sette sfere, deponendo in ciascuna di esse una delle passioni umane, per arrivare pura al cielo.
Selene-Luna.Rilievo di Amore e Psiche.
La funzione religiosa e liturgica di queste scene erano ben conosciute dall'adepto così come era ben chiara l’importanza nell’'uccisione il toro bianco sacro perché esso era il tramite per raggiungere, attraverso i vari gradi, all’apogenesis, ossia la purificazione dell’anima lontana dal mondo materiale, ma, a tal proposito, non si sa se il mondo ultraterreno era concepito come il nostro aldilà, né se il viaggio iniziatico avesse un forma di continuazione dopo la morte. Mistero.

Durante i riti gli adepti consumavano il pasto rituale comune la cui portata principale era, appunto, la carne del toro bianco sacrificato, lo si mangiava distesi su banconi di muratura costruiti ai lati delle pareti, per celebrare l'ultima cena che Mithra fece con i suoi compagni prima dell’ascesa al cielo sul carro del Sole.


Un ruolo importante nei vari riti era ricoperto dall'acqua, simbolo di purificazione, come testimoniano le scoperte archeologiche che evidenziano la presenza nel tempio sotterraneo di un bacino d’acqua che veniva alimentato costantemente da una sorgente o da un ruscello.


Accanto alla sala principale, in cui si svolgevano tutti i riti più importanti, erano costruite altre stanze accessorie per immagazzinare e preparare il cibo; solitamente si trova anche un’anticamera all'ingresso.
Particolare di ciò che rimane dei banconi in muratura.Apertura su un ambiente laterale

Mithra e il Cristianesimo.

Come accennato all'inizio, il mitraismo si diffuse in Occidente contemporaneamente al Cristianesimo e ciò ha determinato, per alcuni studiosi, uno scambio tra i due culti, mentre per altri, il primo Cristianesimo aveva preso molto da mitraismo.

Non essendo questo il luogo per un dibattito teologico, mi limito ad una osservazione iconografica e mi limito a riassumere, permettetemelo, quanto il grande Testini ha più volte sostenuto nei suoi studi.
Egli ridimensiona il debito iconografico cristiano nei confronti di quello mitraico sostenendo che entrambi hanno attinto da un repertorio comune per realizzare le proprie composizioni iconografiche: un repertorio di lunga tradizione in cui ogni segno, ogni simbolo era stato codificato per rappresentare un concetto che, nelle due religioni, è stato riadattato alle varie esigenze liturgiche.
Queste semplici coincidenze tematiche nascevano dalla necessita, da un punto di vista iconografico, di utilizzare schemi compositivi e narrativi già noti di derivazione greca o orientale che da tutti erano conosciuti, in altre parole, alla base non ci stava un’affinità ideologica ma solo un uso d’immagini già note e comuni per esprimere , però, nuovi contenuti compresi solo dagli adepti, solo da chi, quindi, era in grado di riconoscerli e capirli.
Per esempio, l’abbigliamento di Kautes, di Kautopates e di Mithra assomiglia a quello dei magi cristiani perché così iconograficamente nell'arte greco-romana si rappresentava la provenienza orientale del soggetto raffigurato.

Nonostante la sua ampia diffusione in Occidente e l’accettazione ufficiale, durante il V sec. d.C, come testimoniano sempre le scoperte archeologiche, il culto del dio guerriero Mithra scompare, siamo entrati anche in una nuova era religiosa.

Grotte Vaticane, particolare di un sarcofago con i Magi, link

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